Pier Paolo Pasolini by Vinicius Nicastro Honesko

Pier Paolo Pasolini by Vinicius Nicastro Honesko

autore:Vinicius Nicastro Honesko [Honesko, Vinicius Nicastro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mimesis Edizioni
pubblicato: 2023-07-24T00:00:00+00:00


“ALZARE LA MIA SOLA, PUERILE VOCE NON HA PIÙ SENSO”: CHE COSA CI DICEVA PASOLINI?

L’autolesionismo rappresenta per Diogene un sicuro indizio di stupidità, e ancor più stupido appare ai suoi occhi chi, per tutta una vita, corre dietro a ciò che ha già comunque; il cittadino lotta con le chimere dell’ambizione tendendo verso una ricchezza, in virtù della quale, infine, non realizzerà nulla di più di quanto, negli elementari piaceri del filosofo kinico, è cosa ovvia e quotidiana: stare sdraiato al sole, osservare l’animazione mondana, compiacersi e non aver nulla da attendere.

Peter Sloterdijk

Essere felici vuol dire potersi accorgere di se stessi senza spavento.

Walter Benjamin

Nell’ottobre del 1964, dopo un anno di assenza dalla sua rubrica “dialogo con i lettori” di Vie Nuove (legata al PCI), Pasolini torna a scrivere per la rivista. Nel primo testo, una sorta di spiegazione del suo allontanamento (nel 1963 si era dedicato a Il Vangelo secondo Matteo e aveva pubblicato Poesie in forma di rosa), sostiene di non voler essere considerato un mito e di non voler assumere alcun titolo di autorità nei confronti dei suoi lettori; vuole solo mantenere la propria democraticità, pur sapendo di trovarsi in una posizione di rilievo. E come prova di tale condizione, Pasolini afferma che gli aspetti della sua produzione e figura giudicati contraddittori generavano scandalo (per esempio tanto il Vangelo quanto Poesia in forma di rosa: il Vangelo era considerato scandaloso da parte dei marxisti, Poesia in forma di rosa da parte di chi si aspettava un discorso civile come quello di Le ceneri di Gramsci). Difatti, sulla quarta di copertina della prima edizione di Poesia in forma di rosa, dell’aprile 1964, Pasolini usa, riferendosi alla sua precedente poesia (e vita), un termine che risuonerà nei successivi 11 anni della sua vita fino, praticamente, a poco prima della sua morte:

È sicuro che tutto questo libro di poesie e poemi – di Temi, Treni e Profezie, di Diari, e Interviste e Reportages e Progetti in versi – tenda all’idea nata nell’ultima pagina: ossia a) la negazione di ogni possibile ufficialità o stabilizzazione ideologica, b) la vocazione a una “opposizione pura” come di chi, per troppo amore, non possa poi in pratica “amare nessuno e non essere amato da nessuno”, c) la scoperta che ormai “la Rivoluzione non è più che un sentimento”. Di qui, i versi di rimpianto, per gli anni Quaranta, per gli anni Cinquanta (con delusione quasi anarchica, se Pasolini non fosse invaso da una profonda nostalgia della ragione piuttosto che del sentimento). E il tentativo, stentato, di identificare la condizione presente dell’uomo (diviso in due Razze, ormai, più che in due Classi) come l’inizio di una Nuova Preistoria (non meglio identificata) – che è il motivo ossessionato di tutto il libro. Sono momenti destinati necessariamente alla frammentazione (pur nell’incoercibile tendenza dell’autore a “chiudere” formalmente): frammentarietà nel contingente biografico, ossia l’angoscia di una vera e propria persecuzione, attraverso mostruosi processi, e la regressione conseguente su posizioni predestinate da un profondo trauma iniziale, con l’annessa tentazione irrazionalistica e religiosa; e, infine, l’abiura di tutto un periodo della propria vita.



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